Un problema molto sentito dai genitori, oggi forse anche più che in passato, è legato all’allineamento dei denti dei propri figli. Ma quando è necessario mettere l’apparecchio? Quali sono i casi più gravi di malocclusione? Come intervenire? Per trovare le risposte a queste domande abbiamo intervistato il Dr Giorgio Trezzi, Odontoiatra specialista in Ortognatodonzia che da anni si occupa di ortodonzia sia nei bambini che nel paziente adulto.
Dr. Trezzi quando è necessario mettere l'apparecchio?
Per prima cosa vorrei sottolineare l'importanza della prevenzione dentale ed ortodontica sin dalla prima infanzia. Infatti già dai 36-40 mesi è consigliabile un controllo dal dentista o dallo specialista in ortodonzia perché a questa età è possibile intercettare abitudini comportamentali scorrette, fornendo ai genitori indicazioni utili ad evitare carie e prevenire malocclusioni. Inoltre i piccoli avranno modo di abituarsi alla figura dell'odontoiatra associandola ad un'esperienza positiva.
L'Associazione Americana degli Ortodontisti raccomanda che tutti i bambini vengano sottoposti ad un controllo dallo specialista non più tardi dei 7 anni di età perché solo grazie ad una valutazione ortodontica precoce, è possibile avere la miglior opportunità per un sorriso bello e sano.
Poi a seconda delle situazioni sarà lo specialista in ortodonzia ad indicare il momento ideale per intervenire su quello specifico problema, con il trattamento più appropriato.
Quali sono i difetti dentali più importanti da correggere? È possibile fare un minimo di auto diagnosi?
Certamente è utile che i genitori conoscano le malocclusioni più frequenti da ricercare nei loro bambini, dato che alcune situazioni devono essere intercettate precocemente. Riassumendo i problemi più frequenti che si riscontrano sono:
1) il morso inverso anteriore o posteriore, in cui i denti superiori sono all'interno rispetto agli inferiori
2) il morso aperto, quando i denti superiori non chiudono con gli inferiori lasciando uno spazio
3) la protrusione dei denti superiori rispetto agli inferiori o viceversa
4) l'affollamento, quando i denti non sono allineati per mancanza di spazio
5) le abitudini viziate come il succhiamento del pollice o delle dita.
Inoltre è bene consultare uno specialista qualora si notino nel bambino difficoltà a masticare o di linguaggio, tendenza a respirare con la bocca, disarmonia facciale, digrignamento dei denti e ritardo nel perdere gli elementi da latte.
Dr. Trezzi si sente spesso parlare di studio del caso, ci può spiegare meglio cos'è ed a cosa serve?
Lo studio del caso è rappresentato dalla scrupolosa valutazione dell'occlusione dentale e dei rapporti ossei tra mascella e mandibola nell'ambito della tipologia facciale del soggetto ed è fondamentale per analizzare il problema del paziente e decidere il miglior modo per risolverlo. Infatti insieme alla visita clinica, costituisce la procedura imprescindibile per porre una corretta diagnosi, definire quali obiettivi di trattamento conseguire e in che modo. In pratica viene realizzato raccogliendo una documentazione di base che comprende l'impronta dei denti per ottenere modelli in gesso delle arcate dentarie, meglio se montati in articolatore, radiografie (Ortopantomografia e Teleradiografia del profilo), fotografie dei denti e del volto. A volte possono essere richiesti esami strumentali supplementari come la TAC ad esempio nei casi di inclusione dentale, la risonanza magnetica se è necessario investigare le articolazioni temporo-mandibolari e la condilografia nei pazienti disfunzionali.
È importante la collaborazione del piccolo paziente?
Certamente, anzi direi che è fondamentale per ottenere il miglior risultato dalla terapia ortodontica nei tempi previsti ed evitare insuccessi o complicazioni. Basti pensare ai dispositivi rimovibili che devono necessariamente essere utilizzati per un determinato numero di ore al giorno, oltre quelle notturne, affinché siano efficaci. Inoltre il primo requisito per poter eseguire il trattamento è un corretto livello di igiene orale che in presenza di un apparecchio richiede impegno e costanza. Ci vuole scrupolo nel portare eventuali elastici o componenti aggiuntivi e nel prestare attenzione a non danneggiare o staccare l'apparecchiatura evitando ad esempio di addentare oggetti come penne o matite ed i cibi troppo duri. Per ottenere una miglior collaborazione è poi molto importante che anche il genitore comprenda il problema del figlio e lo incoraggi ad affrontare senza disagi il trattamento ortodontico che spesso avviene in un'età di profondi cambiamenti come quella adolescenziale. Se medico, paziente e ambiente familiare si motivano vicendevolmente, i trattamenti procedono più rapidamente senza complicazioni e con maggior serenità, un modesto impegno per un bel sorriso che ci accompagnerà per la vita.
Qual è il segreto per mantenere nel tempo il risultato ottenuto?
Ricordo che in effetti ogni terapia ortodontica fissa termina con una fase necessaria detta di contenzione che consiste nel mantenere i denti nella posizione raggiunta affinché, una volta rimossa l'apparecchiatura, l'osso e il tessuto connettivo della gengiva si stabilizzino. La contenzione viene generalmente realizzata tramite una placca rimovibile per l'arcata superiore (da indossare la notte) e un retainer inferiore costituito da un piccolo segmento di filo incollato da canino a canino. La durata non inferiore ai 18 mesi è variabile a seconda del caso ed in relazione alla crescita residua, all'età del soggetto o a situazioni particolari come rotazioni e diastemi.
Inoltre non dimentichiamo che nel corso degli anni la bocca si modifica naturalmente e per mantenere anche i denti sempre giovani oltre ai controlli periodici per l'igiene orale è molto importante avere una buona funzione masticatoria data da una corretta occlusione. In ogni caso il consiglio è di segnalare allo specialista eventuali cambiamenti di posizione dei denti in modo da poter rimediare subito e semplicemente.
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