I traumi dentali nell'età dello sviluppo sono molto frequenti e non devono mai essere sottovalutati, anche quando interessano i denti da latte. I consigli di Piera Armienti, odontoiatra e specialista in ortognatodonzia su come proteggere i bambini dai traumi dentali e su come intervenire subito dopo un evento traumatico.
La traumatologia dentale, branca dell'odontoiatria che studia come affrontare i traumi dentali, è cresciuta molto negli ultimi anni. Oggi l'odontoiatra è in grado di trattare quasi sempre con successo i traumi dentali - che interessano soprattutto bambini e adolescenti - purché l'intervento sia tempestivo.
Ecco perché è importante dare le giuste informazioni a genitori, educatori e insegnanti, cioè agli adulti che solitamente presiedono le attività ludiche e sportive dove più sovente accadono gli infortuni, perché sappiano come intervenire dopo l'evento traumatico.
Le cause più frequenti
I traumi dentali sono molto frequenti sia nei bambini piccoli, con dentizione decidua, sia nei ragazzi e negli adolescenti con dentizione permanente. In entrambi i casi, le cause più frequenti sono rappresentate dal gioco (50%), dall’attività sportiva (21%), da incidenti stradali (11%) e da atti di violenza (12%). Gli sport ad alto rischio sono: football americano, hockey su ghiaccio, arti marziali, rugby, pattinaggio, tavola e mountain bike; quelli a medio rischio invece: pallacanestro, calcio, sport di squadra con palla, squash, immersione subacquea, ginnastica, water-polo, paracadutismo. Esistono sport più moderni come ciclo-cross, tavola su neve, mini-moto, che possono diventare pericolosi specie se non si indossano i dispositivi protettivi previsti dalla legge.
Raramente il trauma interessa un solo dente: sovente coinvolge più elementi dentali, a volte in modo subdolo (trauma silente): per questa ragione è bene effettuare controlli radiografici e test sulla vitalità pulpare anche nel corso del tempo.
I fattori di rischio, dalla protrusione dentale al piercing
La protrusione dentale, quella che noi odontoiatri chiamiamo overjet, è uno dei principali fattori predisponenti: avere i denti sporgenti, infatti, aumenta il rischio di trauma, soprattutto nel bambino piccolo con dentizione decidua.
Bambini ipercinetici, soggetti esuberanti, obesi o con difetti di attenzione da deficit neuro-funzionale sono molto più esposti al rischio di trauma dentale, rispetto ai bambini che non presentano queste caratteristiche. Poi, ci sono anche alcune malattie che innalzano il rischio (epilessia, paralisi celebrale, disturbi di apprendimento, deficit del sistema oto-oculare), come certi comportamenti: usare i denti per aprire le bottiglie, per sorreggere o tagliare oggetti può essere di per sé causa di trauma.
Infine, anche il piercing orale, al labbro o alla lingua, è un fattore di rischio da non trascurare, soprattutto nei soggetti che praticano sport classificati ad alto rischio.
La prevenzione, la miglior terapia
Intercettare e correggere precocemente le abitudini viziate che sovente sono causa della protrusione dentale è il primo passo per ridurre i rischi. Per questo è bene rivolgersi con fiducia all'odontoiatra. A maggior ragione nel caso di un trauma, anche se il dente interessato fosse quello da latte: solo la visita specialistica infatti può evidenziare la vera entità del problema e assicurare la cura e la conservazione del dente deciduo, funzionale a una corretta crescita della dentizione permanente.
Cosa fare nel caso di un trauma dentale
Le prime azioni sono quelle che contano e che possono decretare il successo o il fallimento del trattamento odontoiatrico post-traumatico. È bene conservare correttamente il frammento del dente o il dente completamente avulso in una soluzione liquida (latte, fisiologica, saliva), per poi consegnarlo agli operatori dello studio odontoiatrico. All'odontoiatra si dovrà spiegare la dinamica, il luogo e la modalità dell’evento traumatico, ma anche i sintomi riferiti al momento del trauma, (dolore, perdita di coscienza, stato confusionale, amnesia, cefalea, nausea/vomito, alterazioni della vista, ecc.), nonché lo stato della copertura antitetanica del paziente.
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